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Fontane, ancora fontane
Giuseppe Pizzi


fontana a

Ripassando da via Cortelonga pochi giorni dopo la mia uscita su Arengario (La fontana muta), ho constatato con mia sorpresa e compiacimento che la vasca della fontana muta è stata ripulita. Nessun deposito sul fondo, acqua limpida e senza schiuma. Forse una concomitanza con un intervento già programmato, o forse no, forse la stampa ha dimostrato ancora una volta tutto il suo potere! E allora, vale la pena di insistere, chissà che un'altra pubblica segnalazione riesca a provocare una nuova fortunata coincidenza.

In piazza Castello il largo marciapiedi prospiciente il Binario 7 si fregia di due fontane simmetriche. Come illustrato dalla foto, potenti getti verticali d'acqua (di ricircolo) emergono e ricadono in griglie metalliche a loro volta circondate da aiuole sopraelevate. A lato di entrambe le aiuole, ampie vasche rettangolari alimentate, quando sono in funzione, da zampilli centrali di acqua apparentemente potabile Seppur in mancanza di un cartello che lo confermi, evviva, sembra una fontana vera, con acqua vera, accessibile e fruibile, è stata la prima spontanea reazione.

Tuttavia, con qualche successivo dubbio: troppo ampie le vasche, troppo basso e troppo lontano dal parapetto lo zampillo. Ed è cominciata la ridda delle ipotesi. Si trattava forse di abbeveratoi per i cavalli della fiera di San Giovanni? o di vasche di depurazione per le carpe e i cavedani pescati nel vicino Lambro? serbatoi per l'innaffio delle aiuole? rievocazione colta delle cisterne di irrigazione dell'antico Vivaio che si estendeva fino all'attuale Binario 7? servizi per lavacri rituali? acquari temporaneamente privi di pesci decorativi? lavatoi per il bucato delle famiglie sprovviste di elettrodomestici? riserve idriche per lo spegnimento di incendi con il volonteroso metodo della catena di secchi? Tutte illazioni, nessuna spiegazione convincente.

Il mistero si è andato sciogliendo solo con il passar del tempo e con la progressiva evoluzione delle condizioni di mantenimento delle vasche che, come documentato dalle foto, sono ormai incompatibili con alcuna delle funzioni sopra prospettate. Perciò, che cosa avesse in mente chi le ha progettate ancora non si sa ma lo stato in cui si trovano dice che cosa sono diventate: due capienti fosse per l'immondizia, due bacini per lo sversamento in soluzione acquosa della raccolta indifferenziata, adatte ad accogliere di tutto, organico e inorganico, carta e plastica, vetro e metalli, rifiuti speciali e sostanze inerti, materiali e attrezzi da costruzione. E' come se in piazza Castello i monzesi disponessero di una comoda piattaforma per sbarazzarsi dei rifiuti, in zona centrale, prossima alla stazione ferroviaria, accanto alla fermata dell'autobus. Scendi, butti e riparti.

Facile inveire contro la dilagante inciviltà della cittadinanza, magari circostanziando l'invettiva con generici quanto gratuiti riferimenti alle connotazioni etniche dei responsabili. Prima va fatta qualche considerazione, cominciando col dire che le cose senza un uso proprio finiscono per assumerne uno improprio. Le due vasche, che cosa ci stanno a fare, lì alla fermata dell'autobus? Se lo sapesse, forse qualcuno si asterrebbe dal farne quel che gli pare.
Va poi aggiunto che niente attira il disordine e la sporcizia quanto il disordine e la sporcizia. Quando, e un giorno o l'altro avverrà, le vasche saranno bonificate, vedrete che ci vorrà del tempo prima che qualcuno ricominci a buttarci robaccia.
Infine, dobbiamo convincerci che le fontane sono un lusso (in particolare quelle monzesi, che hanno funzione esclusivamente ornamentale). Se la città non ha i mezzi, il personale, l'organizzazione adeguati a tenerle in uno stato di decenza, e se l'amministrazione della città non ha tempo e voglia di prendersene cura, perché si ostina a costruirle? Si può benissimo farne a meno.

Giuseppe Pizzi

fontana a fontana b


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  6 febbraio 2009